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LA PAZZA GIOIA: BUONUMORE, DRAMMA E IRONIA NELL’ULTIMO FILM DI PAOLO VIRZÍ

LA PAZZA GIOIA: BUONUMORE, DRAMMA E IRONIA NELL’ULTIMO FILM DI PAOLO VIRZÍ

di Benedetta Franzin

La pazza gioia è un film del 2016 diretto da Paolo Virzì con protagoniste Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti.

Il rapido passaggio dalla spietata Brianza de Il capitale umano (liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Stephen Amidon) alla solare Toscana de La pazza gioia, permette ad un regista amato e ritenuto tra i più brillanti del cinema Made in Italy, erede forse della commedia all’italiana dei tempi d’Oro, di dare ennesima prova della sua spiccata abilità a fondere malinconia, gioia, allegria e spensieratezza, altalenandole nei tratti caratteriali delle due protagoniste altrettanto difficili, problematiche e, a loro modo, paradigma di una società femminile incompresa e profondamente oppressa dalla propria sensibilità.

E’ con Francesca Archibugi (Renzo e Lucia, L’albero delle pere) che Paolo Virzì collabora per stendere la sceneggiatura dolce e spiazzante di un film corale in cui ogni personaggio dà voce al contesto, permettendo alle due protagoniste la loro massima espressione.

Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti, entrambe spettacolari in ruoli diametralmente opposti ma molto simili, si allontanano sia per sfida che per gioco da Villa Biondi, una struttura riabilitativa che ospita casi  difficili al fine di poterli reinserire nella società.

Tra le due protagoniste non sembra apparentemente scorrere alcun legame se non quello che lentamente si crea, per volere di Beatrice (Valeria Bruni),  con un’anima fragile e stanca, turbata dalle sofferenze della vita e dalla mancanza di un figlio che, in affidamento presso un’altra famiglia, le è stato vietato di vedere.

Virzì libera la follia contenuta tra le mura di un centro riabilitativo dando ampia libertà di espressione a due donne che trovano nel proprio disagio psichico la forza di andare avanti e di scontrarsi con una società ricca di insidie o di ricordi troppo forti e dolorosi ai quali cercano disperatamente di aggrapparsi, per poter ritornare al passato.

E poi si sa, tutto sommato, anche loro lo sanno, che non serve tutta questa fatica per stare finalmente bene. Basa saperla cogliere, la felicità che si trova nei posti belli, nelle tovaglie di Fiandra, nei vini buoni, nelle persone gentili. Perché infondo, come direbbe Trilussa, la Felicità è una piccola cosa.

 

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