DI SEGUITO UN INTERVENTO DI ALBERTO TESO, COMPONENTE DI GIUNTA DELLA CAMERA DI COMMERCIO VENEZIA-ROVIGO, OLTRE CHE DI CONFCOMMERCIO PROVINCIALE SU MANCANZA MATERIE PRIME, AUMENTI E RISCHI PER LA PICCOLA E GRANDE DISTRIBUZIONE
“I prezzi delle materie prime sono in costante e vertiginoso aumento ormai da qualche tempo: la ripresa economica, il rilancio della produzione industriale, l’incremento degli acquisti e della spesa in generale stanno determinando un preoccupante innalzamento dei costi di acciaio (+130%), petrolio (+50%), alluminio (+30%), materie plastiche (+60%)…
La mancanza di microprocessori è talmente grave che, di fatto, ormai non si trovano più computer di fascia economica e le stesse aziende automobilistiche non sono in grado di completare le componenti elettroniche delle lauto che escono dalle catene di produzione.
Anche la speculazione ha una certa rilevanza, nonché l’incetta di alcuni materiali da parte dei paesi in fase di crescita, la Cina in primo luogo.
Molte piccole imprese della nostra Città Metropolitana sono in grave difficoltà perché, proprio in questo momento, nel quale gli ordinativi sono in costante crescita, non si trovano sul mercato le materie prime. Non solo nel settore manifatturiero, ma anche nell’edilizia: la grande ripresa delle costruzioni, sostenuta anche dal bonus 100%, si scontra la con la carenza di materiali da impiegare.
Per il momento il settore alimentare sembra ancora immune, grano a parte, ma ci sono preoccupanti segnali all’orizzonte: nel medio periodo l’incidenza della crescita dei prezzi di confezioni, etichette, imballaggi (per i quali si stima un aumento a breve fino al 25%) e packaging in genere, trasporti e logistica, comporterà certamente sensibili aumenti anche nel settore food and beverage.
La GdO prevede un innalzamento dei prezzi per l’autunno prossimo, ma alcuni prodotti alimentari, come il pesce d’importazione, i surgelati ed in alcuni casi persino i vini rossi, sono stati interessati dai primi aumenti.
Giovedì ho partecipato al consiglio nazionale Fida, che raggruppa la aziende italiane che operano nel settore della distribuzione alimentare, ed è emersa una certa preoccupazione in tutto il nostro Paese sul fronte dei prezzi.
Da notare che, purtroppo, si tratta di inflazione cosiddetta “cattiva” perché non è determinata da un aumento dei prezzi conseguente all’incremento degli acquisti, ma di inflazione importata, ossia di mero aumento delle materie prime che arrivano dall’estero.
Nel settore beverage si può segnalare anche un ulteriore problema: le birrerie estere, tedesche in particolare, non hanno più birra in fusto. La produzione era stata infatti sospesa durante il lockdown, a causa della chiusura dei ristoranti. Ora con la ripresa consistente dei consumi fuori casa, le imprese sono a corto di birra alla spina d’importazione, circostanza che potrebbe creare più di qualche problema sul litorale, da sempre meta favorita dei turisti tedeschi.”
Fonte: Comunicato stampa