SAN DONA’ VINCE ANCHE IN APPELLO LA “GUERRA” SULLA LOCAZIONE DELL’EX TRIBUNALE Reviewed by on . Rating: 0

SAN DONA’ VINCE ANCHE IN APPELLO LA “GUERRA” SULLA LOCAZIONE DELL’EX TRIBUNALE

SAN DONA’ VINCE ANCHE IN APPELLO LA “GUERRA” SULLA LOCAZIONE DELL’EX TRIBUNALE

Confermata dalla Corte d’Appello la risoluzione del contratto da parte del Comune di San Donà verso la Ape srl per la locazione dell’ex Tribunale di San Donà,condannando la stessa al pagamento delle spese di lite per 3.400 euro oltre all’Iva e alle spese generali.

Il giudizio di appello, quindi, conferma quanto stabilito in primo grado. Con sentenza del 24 marzo 2015, già il Tribunale di Venezia aveva rigettato il ricorso della Ape contro la decisione del Comune di San Donà che considerava risolto il contratto di affitto, da circa 430mila euro annui, dopo che il Ministero della Giustizia aveva deciso di sopprimere la corte sandonatese. La spesa, infatti, era contribuita dallo stesso Ministero della Giustizia che si era impegnato fino al completo sgombero dei locali dell’ex Tribunale, concluso entro il 2013. «Auspico non ci siano ulteriori strascichi in Cassazione e che sia definitivamente chiusa questa vicenda – così il sindaco Andrea Cereser – Fa piacere sia stata riconosciuta la bontà della presa di posizione del Comune di San Donà e che ha tenuto conto della normativa nazionale. L’auspicio è che l’ex Tribunale possa trovare un nuovo utilizzo. Una struttura del genere vuota in pieno centro non conviene a nessuno».

L’edificio di via Trento era stato inaugurato nel 2009 come sede staccata del Tribunale di Venezia. In quell’occasione venne stabilito un contratto di locazione tra il Comune di San Donà e la ditta costruttrice dello stabile, la Ape srl, per un ammontare di 374mila euro più Iva annui. Con la soppressione della sede sandonatese del Tribunale, il Consiglio comunale approvava all’unanimità una variante al piano degli interventi che, a partire dal 1 gennaio 2014, riconosceva alla proprietà facoltà di cambiare e di ampliare la destinazione ad uso direzionale, commerciale o residenziale della struttura. «L’obiettivo era che non rimanesse una scatola vuota e la delibera era stata apprezzata dalla stessa proprietà» ricorda Cereser.

La proprietà si opponeva citando il Comune in giudizio. Sia in primo grado come in appello, veniva riconosciuta valida la linea del Comune, difeso dall’avvocato civico Eugenia Candosin.

 

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