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LE RELIGIONI E LA COSTITUZIONE ITALIANA

LE RELIGIONI E LA COSTITUZIONE ITALIANA

In questi giorni sulla stampa si parla molto di islam, e se esista l’islam moderato e perché non si metta in contrapposizione contro quello più intransigente. Per quanto ci concerne, uno Stato può essere definito “laico” quando non fa propria una morale di matrice religiosa (derivata da una fede). In quest’ottica esso si contrappone allo Stato “clericale” in cui i precetti propri di una fede sono seguiti dallo Stato medesimo e diventano vincolanti per tutti i consociati. Il principio di laicità, pur non essendo citato espressamente, è uno dei principi fondanti della nostra Costituzione. La sua esistenza discende, anzitutto, dal fatto che il nostro ordinamento si ispira al principio pluralista. Da esso deriva l’impossibilità per lo Stato, di dare prevalenza ad un orientamento ideologico rispetto ad un altro. Il principio di laicità si ricava, dalla lettura combinata di numerose disposizioni della Costituzione; il principio di laicità, viene declinato negli articoli 2, 3, 7, 8, 19, e 22, e rappresenta un principio “supremo” che non potrebbe essere eliminato neppure mediante il procedimento di revisione costituzionale. Nell’articolo 7 si stabilisce la “separazione tra ordine religioso e ordine temporale”. Nell’articolo 8 si stabilisce il principio di “ eguaglianza delle religioni fra di loro”. In ogni caso, non si può ignorare che compito dello Stato deve essere garantire la parità tra le diverse confessioni religiose. Da questi due articoli (7 e 8) ne deriva sia l’inammissibilità di discipline volte ad assicurare ad una fede un trattamento privilegiato rispetto a quello riservato alle altre, sia il divieto di discriminare una confessione specifica rispetto alle altre. Inoltre, dal punto di vista dei singoli, il supremo principio di laicità impone di dare analoga tutela al sentimento religioso di tutti, ivi compresi gli atei. L’islam è una religione che, come le altre, influenza ancora in molti paesi scelte politiche, sociali e culturali e raccoglie credenti più o meno osservanti. Da secoli convive con altre religioni e con l’ateismo in tutto il mondo. Non esiste una “chiesa musulmana”, una struttura che indichi come e perché agire. Esiste un libro e le tante interpretazioni che se ne possono dare. Non esistono solo musulmani moderati contro musulmani fondamentalisti. Esistono musulmani e musulmane laici, in conflitto o in accordo con i loro governi o le loro famiglie, praticanti, non praticanti e certo anche musulmani intransigenti, fondamentalisti. Sì, tra i musulmani ci sono anche malavitosi, ladri, assassini, dissimulatori. Esistono musulmani e musulmane che rispettano tutti i precetti della propria religione, altri che ne rispettano solo alcuni e altri ancora che non li rispettano affatto. Continuare a parlare solo di musulmani moderati e musulmani terroristi presuppone che l’islam sia, tranne rare eccezioni, una religione terribile fatta solo di uomini barbuti e armati, di donne velate e sottomesse, di stragi di bambini e sentenze inappellabili. Volendo ironizzare, le eccezioni sarebbero i moderati, cioè quelli un po’ meno violenti, quelli con cui si può parlare con un certo timore ma senza correre nessun pericolo, quelli che cercano di adeguarsi alle nostre regole democratiche senza controbattere troppo. Come dire che tutti gli italiani e le italiane che negli anni settanta non erano nelle brigate rosse erano italiani moderati. Concludiamo asserendo che le parole sono importanti e l’ignoranza è un’arma di cui avere molta paura.

 

Fonte: Comunicato stampa Comitato bandiera italiana 17 marzo

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