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LETTERA ALL’ASSESSORE MANUELA LANZARIN

LETTERA ALL’ASSESSORE MANUELA LANZARIN

Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata dai rappresentanti dei pazienti
diabetici della Regione Veneto all’Assessore Manuela Lanzarin

Rosolina 03/08/2019

Gent.mo Assessore alla Sanità della Regione Veneto, Manuela Lanzarin,

questa lettera prende spunto dalla triste e assurda storia del piccolo
Giulio, tre anni, di Valli Del Pasubio (Vicenza), che, come hanno raccontato
i genitori, nell’arco di due giorni è morto, senza che venisse effettuato
alcun esame ematologico durante il suo primo accesso al Pronto Soccorso
dell’Ospedale di Santorso, nel vicentino.

Le cause della morte sembrano non essere legate ad una eventuale patologia
diabetica ma le notizie, circolate sugli organi di stampa nei giorni scorsi
che parlavano di una tardiva diagnosi di diabete, hanno riaperto una ferita
non ancora chiusa: due bambini morti nell’arco di un anno a causa del
mancato riconoscimento di una
chetoacidosi diabetica, in un caso (v. Alessandro Farina di
Pellezzano-Salerno-dicembre 2017), e dell’applicazione di un protocollo non
adeguato a risolvere una già compromessa condizione di chetoacidosi,
nell’altro (v. Carla Borlenghi di Parma-maggio 2018).

Seppur la morte del piccolo Giulio sembri essere attribuibile ad altro, la
mancata effettuazione di esami clinici ci riporta a lacune del nostro
sistema sanitario che non possono più essere sottovalutate: troppe morti che
potevano essere evitate sono dipese da alcune falle nei protocolli sanitari.

Ecco perché qualche interrogativo è lecito, oltre che doveroso porselo.
Come è potuto accadere, in una regione in cui la sanità è tuttora
un’eccellenza, che non vengano effettuati accertamenti approfonditi,
necessari ad evidenziare eventuali situazione di grave compromissione della
salute?

Come mai ancora oggi, nonostante la pesante eredità dei fatti
precedentemente narrati, non si proceda, durante l’accesso al Pronto
Soccorso, ad effettuare un minimo di osservazione, un prelievo cautelativo
per escludere almeno semplici anomalie che a volte il nostro organismo può
nascondere alle apparenze?

Non è pensabile che in un ospedale ci si limiti a prescrivere un po’ di
acqua e zucchero affermando “vedrai starai meglio!”, senza prima aver fatto
uno stick delle urine o un banale controllo ematico.

Il diabete di tipo 1, purtroppo, è una malattia ancora poco conosciuta.
Abbiamo molti casi di racconti di diagnosi tardiva che fortunatamente non
hanno avuto epiloghi analoghi, ma purtroppo esistono !!! (circa il 40% degli
esordi di diabete in Italia sono accompagnati a chetoacidosi).

Evidentemente il diabete tipo 1 necessita di essere maggiormente conosciuto
e gestito, anche e soprattutto dagli operatori sanitari. In Italia i
diabetici di tipo 1 sono circa 200.000, 20.000 i minori.

Notizie come quella di questi giorni ci riempiono il cuore di tristezza e,
mentre cerchiamo di far sentire la nostra vicinanza alla famiglia,
contestualmente chiediamo all’Assessore Lanzarin un incontro che auspichiamo
venga convocato a breve per presentare alcune proposte:

- inserimento di semplici accorgimenti nei protocolli di accesso al Pronto
Soccorso (glicemia capillare o uno stick delle urine ad ogni accesso che
presenti caratteristiche particolari;

- presenza di un glucometro/stick urine presso i pediatri di libera scelta
per eseguire il test a ogni minore che presenti i sintomi di un esordio
diabetico;

- promozione di una campagna di informazione contro la chetoacidosi e
sensibilizzazione della cittadinanza sul diabete di tipo 1 in generale.

Da anni le associazioni riunite all’interno del coordinamento veneto (35
associazioni) che noi rappresentiamo nelle commissioni regionali e tavoli
tecnici, fanno prevenzione nelle scuole e nelle comunità di appartenenza ma,
evidentemente, tutto ciò non basta.

E’, inoltre, nostro desiderio, portare l’iniziativa del Veneto a livello
nazionale.

Auspicando di poterla incontrare a breve, la salutiamo cordialmente

I rappresentanti dei pazienti diabetici della Regione Veneto

Per l’adulto
Per l’età evolutiva
Il coordinatore regionale
Bertaggia Manuela
Fabiano Marra

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