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E SE IL PROFUGO PARLASSE IL TREVIGIANO?

E SE IL PROFUGO PARLASSE IL TREVIGIANO?

Uscire dalla condizione di profugo richiedente asilo, in quanto assistito dal sistema di accoglienza, è possibile a patto che se ne abbia voglia. A Treviso ci sono profughi che hanno intrapreso la strada dell’integrazione attraverso il lavoro, non quello socialmente utile bensì quello regolarmente retribuito con contratti a tempo determinato o indeterminato.

Almeno venti i profughi che si sono inseriti con questa modalità, dopo aver frequentato corsi di italiano e tirocini, spesso a titolo gratuito. Possono sembrare pochi venti profughi ma è una segnale importante. Ci sono decine di stage formativi in corso che potrebbero avere come esito l’inserimento lavorativo.

Intanto c’è chi è convinto che far studiare ai profughi il dialetto trevisano possa dare loro una marcia in più. Tra poche settimane la cooperativa Hilal attiverà dei corsi di trevisano, convinta che anche gli stranieri possono diventare “veneti”.

La cooperativa non è nuova ad esperimenti particolari. Nel 2009, con l’iniziativa “Odori nel mondo” è stato attivato un corso che tendeva a limitare le conseguenze olfattive, spesso mnotivo di litigio tra condomini, derivanti dalla preparazione di piatti tipici non vicini alle nostre tradizioni. Al pari, gli stranieri hanno partecipato nel 2010 ad un corso per sommelier, per avvicinarsi alla degustazione dei vini veneti.

 

Fonte: euroregionenews.eu

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