SPETTACOLO TEATRALE “LA GRANDE GUERRA. VOCI E RICORDI NELLE STAGIONI DELLA STORIA”
Sabato 5 novembre alle ore 18 al Centro Servizi I Tigli di Meolo (VE), teatrOrtaet propone lo spettacolo intitolato “La Grande Guerra. Voci e ricordi nelle Stagioni della storia”, che racconta il conflitto mondiale di cui stiamo ricordando il primo centenario attraverso frammenti documentali: poesie, lettere e discorsi politici.
Lo spettacolo
La drammaturgia iniziale si snoda in rapide scene partendo dai discordi pareri di interventisti e neutralisti, riporta scene dal fronte e versi poetici, si nutre di discorsi politici e di lettere di gente comune, il tutto incastonato nella reale cronologia degli avvenimenti storici, cercando di rievocare il clima del succedersi degli eventi e il sapore di un’epoca, senza tralasciare la retorica e la politica, né la crudezza dei fatti vista da giornalisti e scrittori.
Lo spettacolo di taglio fortemente storico, si esprime emotivamente attraverso la metafora delle stagioni. La Belle Epoque è un’estate spensierata e inconsapevole che non presagisce la catastrofe imminente. Le foglie che cadono in autunno sono la metafora ungarettiana dei soldati al fronte, il cui flebile destino è sospeso a un alito di vento. L’inverno parafrasa la ritirata di Caporetto, per l’Italia il momento più doloroso della guerra.
La primavera è il ritorno della vita e della pace, con l’armistizio firmato a Padova.
I personaggi
Il racconto della Prima Guerra Mondiale, viene affidato a due voci: un uomo e una donna, che attraverso lo stile “trasformistico” di teatrOrtaet, cercano di dare voce a tutti gli uomini e a tutte le donne coinvolti in questa immane tragedia.
La guerra non viene quindi raccontata solo dagli uomini, ma anche dalle donne, protagoniste di un evento senza precedenti, chiamate per la prima volta a sostituire gli uomini nei servizi cittadini, nei lavori delle campagne e delle fabbriche, nella cura dei feriti in ospedali da campo che spesso condividono con i combattenti i disagi e i pericoli del fronte.
In primo piano Freya Stark, la scrittrice inglese crocerossina sul Carso in prossimità di Caporetto, e il soldato Giuseppe Ungaretti; sullo sfondo, che reclamano prepotentemente la scena, tante altre figure, che con la loro voce e i loro ricordi tratteggiano un grande affresco del Primo Conflitto Mondiale. Tra i personaggi rappresentati spiccano Filippo Turati, Gabriele d’Annunzio, il cappellano militare don Giovanni Rossi, Benedetto Croce e tante altre figure di testimoni e gente comune, uomini e donne protagonisti di questa immane tragedia.
La parola agli autori-interpreti: Carlo Bertinelli
«La prima guerra mondiale – confessa Carlo Bertinelli – è scritta nelle nostre storie famigliari, come in quella di tanti altri veneti: mio padre, Celino Bertinelli, era nato nel 1918 e la nonna di Alessandra era del 1914; è morta l’anno scorso proprio quando stavamo preparando la recita attuale. Il primo marito della mia nonna paterna, padre di Cornelia Mora Taboga, è morto combattendo sul San Michele. Mettere in scena la Grande Guerra significa per noi quasi assolvere a un debito di riconoscenza verso questi nostri “antenati” prossimi e remoti che l’hanno vissuta sulla propria pelle».
«Uno dei primi lavori che ho scritto, quando ero ancora quasi un ragazzo, è stato un recital composto da un mosaico di testimonianze e fonti d’epoca sul primo conflitto mondiale. Mi resi conto già allora di quanto quest’evento abbia una teatralità impressionante, a partire fin dai suoi documenti originali.
Quando è nato teatrOrtaet il lavoro didattico e didascalico che era solo una lettura a leggio, è diventato un testo teatrale vero e proprio, con una nuova capacità evocativa, suscitata da una rivisitazione simbolica dell’intera vicenda. Io e Alessandra ci siamo contaminati l’un l’altra creando l’impianto poetico su cui si sono stratificati anni di lavoro».
«Come autore – dichiara Bertinelli – mi sono attenuto strettamente ai documenti. L’unica parte completamente inventata è lo scambio epistolare tra Ungaretti e Freya Stark, dopo che il poeta ferito sul Carso viene curato dall’infermiera inglese, anche se questa licenza poetica non è inverosimile visto che i due si trovavano vicini sulla linea del fronte orientale. Tutto il resto è solidamente reale e documentato, dall’appello interventista di Gabriele d’Annunzio al brano dell’Osservatore romano che invita alla pace, dal discorso di Filippo Turati in parlamento alle lettere ricevute e scritte da don Giovanni Rossi, cappellano militare del primo reggimento granatieri, medaglia d’argento, nativo di Sasso d’Asiago. Su di lui confluiscono le domande ansiose di tante mamme e mogli, le lettere di tanti famigliari che vogliono sapere dei loro cari, che “chiedono notizie di vita o di morte”, la frase ricorrente che dà il titolo al volume che le raccoglie».
La parola agli autori-interpreti: Alessandra Brocadello
«La Grande Guerra – commenta Alessandra Brocadello – è stata oggetto di una delle nostre primissime produzioni. Nel corso degli anni è andata decantando, maturando, intensificandosi parallelamente al nostro percorso professionale. Per me come interprete è una storia dolorosa, faticosa da assimilare, per la tensione continua a cui sono sottoposti i diversi personaggi femminili. Proprio per ammorbidire questo peso, abbiamo dato spazio alla poesia, a una gestualità che venisse a stemperare questo evento infernale e drammatico».
«La crocerossina Freya Stark – commenta – morta centenaria ad Asolo nel 1993, è un personaggio eccezionale, che già lascia intuire il coraggio che la porterà a diventare un’indomita viaggiatrice nei paesi di lingua araba e scrittrice di viaggi. La sua esperienza di guerra la segnerà: basti dire che su un telo lungo quasi due metri ha ricamato i nomi delle crocerossine con le quali condivise le attività di soccorso durante la Prima Guerra mondiale».
Fonte: Comunicato stampa