17 APRILE: REFERENDUM SULLE TRIVELLAZIONI. LE RAGIONI DEI CONSIGLIERI REGIONALI PD AL SÌ Reviewed by on . Rating: 0

17 APRILE: REFERENDUM SULLE TRIVELLAZIONI. LE RAGIONI DEI CONSIGLIERI REGIONALI PD AL SÌ

17 APRILE: REFERENDUM SULLE TRIVELLAZIONI. LE RAGIONI DEI CONSIGLIERI REGIONALI PD AL SÌ

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa a firma dei consiglieri regionali Graziano Azzalin, Stefano Fracasso, Piero Ruzzante, Cristina Guarda, Claudio Sinigaglia, Bruno Pigozzo, Andrea Zanoni e Francesca Zottis sulle ragioni del loro Sì al referendum sulle trivelle:

“Un Paese lungimirante investe sulle rinnovabili, così fa per esempio la Germania, e non va a raschiare il fondo del barile su risorse comunque ridotte e che appartengono al passato. Risorse che non possono certo intaccare la dipendenza dalle importazioni e che producono un vantaggio economico a dir poco risibile, vista l’inconsistenza delle royalties, a tutto vantaggio delle compagnie private proprietarie dei titoli minerari e degli idrocarburi che verranno estratti. Che non sono certo ‘dello Stato’. Un settore con un tasso di occupazione bassissimo e che, invece, rischia di intaccare attività radicate, dal turismo alla pesca. Dalle fonti rinnovabili il nostro paese ottiene già più del 40% del proprio fabbisogno energetico ed è su quelle che bisogna puntare con decisione, consapevoli delle enormi potenzialità che offrono per nuove filiere occupazionali alternative a quelle da dismettere. Sul nostro territorio, in particolare nel Delta del Po, portiamo ancora le cicatrici e sopportiamo i costi derivanti dalle estrazioni di metano andate avanti fino agli anni ’60. A chi dice che le trivellazioni non comportano alcun rischio consigliamo di farsi un giro in quei meravigliosi ambienti, facendosi spiegare come a causa della subsidenza, lo sprofondamento del terreno accelerato dalle estrazioni, ogni anno venga speso un milione e mezzo di euro per tenere in funzione le idrovore, che si aggiungono ai 700 milioni di euro per la ricostruzione e l’adeguamento delle opere di bonifica ed ai 3.300 milioni di euro per l’adeguamento degli argini. Proprio per questo motivo, per la salvaguardia di Venezia, dal 1991 è stato stabilito il divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, esteso nel 2002 a tutto il tratto di mare compreso tra il parallelo passante per la foce del fiume Tagliamento e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po”.

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