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LA MORSA DEL “PAGHERÒ” PER LE IMPRESE VENETE

LA MORSA DEL “PAGHERÒ” PER LE IMPRESE VENETE

La morsa del “Pagherò” per le aziende venete

 

Giuliano Secco, titolare della Tiemme di Badoere di Morgano, in provincia di Treviso, è quasi trasalito di fronte al pagamento della sua ultima commessa.
Una delle più grandi aziende italiane di moda gli aveva infatti proposto il pagamento di una commessa a 210 giorni.

Ma per un imprenditore che non accetta di sottoporsi a delle condizioni di pagamento capestro, ce ne sono molti che accettano per le disperazione, finendì così nella spirale delle commesse mai pagate e delle irregolarità fiscali e amministrative.
Il tutto, ovviamente, a svantaggio dell’impresa fornitrice.

Gli strumenti per poter combattere queste prassi aziendali della grande committenza ci sono, ma raramente vengono applicati.

“Un meccanismo perverso” spiega Giuliano Secco, il quale è anche titolare di Confartigianato Abbigliamento. “Le leggi italiane ed europee parlano chiaro: i pagamenti devono avvenire entro il termine massimo di 60 giorni. Le parti possono concordare tempi di pagamento più lunghi ma lo devono fare attraverso un regolare contratto. Le grandi imprese non ci fanno sottoscrivere contratti perchè non rispettando gli accordi andrebbero incontro a sanzioni. E non possiamo neppure forzare troppo la mano nel far valere i nostri diritti perché rischiamo di perdere il cliente”.

Nel nostro Paese i tempi di pagamento tra i privati stanno migliorando: dai 94 giorni di attesa del 2014 si è arivati agli attuali 80, ma siamo sempre lontanissimi dalla media europea di 45 giorni.

“Gli industriali – osserva Stecco – si lamentano che lo Stato li paga in 6 o 8 mesi. Ora però si sono accorti che anche loro nei nostri confronti sono dei ‘cattivi pagatori’. Il contoterzismo presta manodopera, non commercializza prodotti con un prprio marchio, di conseguenza non ha grossi guadagni. E aver pagamenti a 120 o 210 giorni vuol dire che non riusciamo più a stare in piedi”.

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