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“DI QUA E AL DI LÁ DEL PIAVE”, LA GUERRA DEGLI ULTIMI RACCONTATA DA CHIARA POLITA

“DI QUA E AL DI LÁ DEL PIAVE”, LA GUERRA DEGLI ULTIMI RACCONTATA DA CHIARA POLITA

“Di qua e al di là del Piave”, la guerra degli ultimi raccontata da Chiara Polita

 

Se si è soliti sentir raccontare la Grande Guerra solamente attraverso le imprese e le grandi gesta eroiche dei combattenti, questa volta i lettori resteranno spaesati.

L’ultimo libro di Chiara Polita, presentato il 18 dicembre alle ore 18.00 al Forte del ’48, non parla di ufficiali e battaglie, ma di gente comune.

Di qua e al di là del Piave: la Grande Guerra degli Ultimi è un libro che racconta la grandezza di chi ha vissuto la guerra dal basso, di coloro che si sono visti spogliare di tutto ciò che avevano, beni materiali e spirituali, privati di ogni certezza. Il corso d’acqua, prima sacro per la vita, lo divenne poi per la morte agli occhi dell’Italia intera, caratterizzandosi come nuovo asse che spartì innanzitutto un perimetro emotivo.

“Sono molte le immagini che restano impresse, in queste pagine, per la loro vividezza” scrive Sergio Frigo nella prefazione del libro e che in relazione ad alcuni capitoli evidenzia: “si affrontano temi solitamente poco frequentati dalla storiografia, come la ‘desacralizzazione’ dei paesaggi della guerra, distrutti dai bombardamenti e dalle devastazioni, e la speculare “sacralizzazione” successiva dei teatri delle battaglie più sanguinose, in primis il fiume Piave che di queste pagine è ovviamente protagonista; quindi la gestione delle salme dei caduti e la tutela delle opere d’arte e dei monumenti del territorio, lo spionaggio, la diffusione delle malattie, gli effetti del conflitto sull’economia locale. L’autrice riesce a raccontare tutto questo con grande partecipazione, non disgiunta al rigore scientifico, grazie al ricorso a documentazione di prima mano (…). Un lavoro, questo di Chiara Polita, che conferma la convinzione, ormai sempre più radicata a tutti i livelli, che la realtà tragica della guerra si percepisce solo affrontandola dal basso, piuttosto che affidandosi alle ricostruzioni e ai bollettini ufficiali”.

Coloro che furono “di qua del Piave” erano in terra occupata; “di là del Piave” stavano i profughi. Storie di donne fragili, coraggiose, di religiosi vicini alla propria gente, di soldati semplici, di opere d’arte, del paesaggio del Basso Piave trasformato per sempre.

 

 

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