“Ancora pareri; ancora chiacchiere; ancora perdita di tempo; ma il sindaco di S. Donà non si ricorda di aver votato, a suo tempo, assieme a tutti i sindaci del V.O., in conferenza dei sindaci Sanità, a favore della realizzazione dell’ospedale unico; non ricorda neppure che, in quella stessa assemblea , fu proposto al D.G. il contemporaneo blocco delle schede regionali almeno fino alla realizzazione dell’ospedale unico; e non era una richiesta formulata dal “ coordinamento per la buona sanità per la Venezia orientale” bensì dai Sindaci, ovvero dai primi cittadini , veri garanti istituzionali della salute dei loro concittadini, a loro volta sostenuti dal consenso dei medici di base e dei medici ospedalieri.

Pertanto, credo, che il contenuto della lettera del sindaco di S.Donà, appoggiata da questo non meglio specificato “coordinamento” non aggiunga nulla di nuovo a quanto già espresso dall’autorità dei sindaci e delle professionalità mediche e paramediche, ma obbedisca, piuttosto alle solite logiche campanilistiche e di bottega che nulla hanno a che vedere con le vere innovazioni!!

Ovviamente deve essere chiaro a tutti i cittadini che il frantumarsi di una compattezza, già espressa da tutti i sindaci, a causa dell’individuazione del “sito” dove realizzare l’ospedale unico, non solo pone la direzione generale dell’Ussl 10 nella condizione di dover applicare le schede regionali favorendo così la tanto temuta realizzazione di due poli ospedalieri in rete (Portogruaro e S. Donà) che nulla hanno a che vedere con la razionalizzazione, l’efficacia ,la qualità di una sanità ospedaliera gestita da un unico polo; ma attribuisca ai sindaci stessi, tramite questa loro miopia politica e questa loro ostinazione a non voler condividere un progetto di razionale qualificazione sanitaria , frutto di studi pregressi costosi, la paradossale responsabilità morale di volere soltanto realizzare una sanità per cittadini sani e non una sanità rivolta a chi è realmente ammalato tutelandone la precarietà della salute con l’efficienza, l’organizzazione e la razionalizzazione della risposta sanitaria ospedaliera.

Il voler mantenere in vita due ospedali e relativi doppioni, come si legge, è l’indiscutibile conferma che alla politica non interessa una sanità che curi al meglio il malato, ma piuttosto il consenso di chi è sano. Che piaccia o non piaccia per una popolazione di 216.000 abitanti è più che sufficiente un ospedale unico di 500 posti letto, in grado di sfruttare completamente le risorse umane professionali valide di cui già dispone mettendole nelle migliori condizioni di esprimersi, di addestrarsi e di aggiornarsi e permettendo alla diagnostica strumentale e alla specialistica, per l’aggregazione del personale, di lavorare a pieno regime cercando di favorire la normalizzazione delle liste di attesa.

E’ vero: ogni innovazione inizialmente pone dei dubbi e anche dei problemi che vengono ingigantiti soprattutto da coloro i quali nell’immobilismo hanno creato le proprie fortune politiche. Ribadisco : i sindaci chiedano risorse per sviluppare un sanità territoriale che veda come attori interessati e stimolati, i medici di medicina generale, favorendo la realizzazione degli ospedali di comunità, della medicina di gruppo integrata, della medicina riabilitativa, delle RSA spostando l’assistenza sanitaria dei malati cronici sul territorio e favorendo la continuità assistenziale tra sanità ospedaliera e sanità territoriale.

La Regione lasci perdere le rimostranze dei sindaci sull’ individuazione del sito, sia Lei a decidere d’autorità, evitando di cadere nell’errore grossolano commesso dai sindaci: dare ascolto a chi è sano, trascurando chi di una buona sanità ha assolutamente bisogno , ovvero il malato.”