LA POLEMICA DI CONFARTIGIANATO VENETO SULLE SANZIONI AGLI ALIMENTARISTI Reviewed by on . Rating: 0

LA POLEMICA DI CONFARTIGIANATO VENETO SULLE SANZIONI AGLI ALIMENTARISTI

LA POLEMICA DI CONFARTIGIANATO VENETO SULLE SANZIONI AGLI ALIMENTARISTI

«I vertici ministeriali italiani dovrebbero fare un corso accelerato sul corretto recepimento delle Direttive Comunitarie». Ad affermarlo Christian Malinverni, Presidente degli alimentaristi di Confartigianato Imprese Veneto che prosegue: «Non è possibile che ogni volta il panorama legislativo nazionale diventi un ginepraio che penalizza solo noi imprenditori italiani. Nell’anno dell’EXPO in cui verrà celebrata la globalizzazione del cibo e la sua sostenibilità, in Italia noi alimentaristi ci troviamo ancora una volta a combattere interpretazioni locali e nella giungla normativa in cui sono costretti a lavorare i piccoli imprenditori italiani, la vicenda dell’etichettatura alimentare rischia di diventare un esempio eccellente di come non si amministra un Paese».

Solamente lo scorso dicembre sono entrate in vigore le normative europee che cancellavano l’obbligo di indicare lo stabilimento di produzione dei prodotti. Confartigianato mostra invece come i tre Ministeri coinvolti, Sviluppo economico, Salute e Politiche agricole abbiano continuato a pubblicare note e circolari senza confronto con le parti in gioco.

Ora il Ministero dello Sviluppo economico ha pubblicato una circolare con una tabella di concordanza delle sanzioni, riproponendo per “analogia” le stesse multe della vecchia norma italiana, il decreto legislativo 109/92.
«In questo periodo – denuncia ancora Malinverni – sul nostro settore stanno cadendo tante di quelle tegole che, di fatto, non si riescono più a sopportare. Sentiamo tanto parlare di semplificazione, ma qui, sembra vengano creati dei veri e propri mostri soltanto perché non c’è ascolto e confronto tra le parti. Poco tempo fa, Matteo Renzi osservava come non si potesse fare una legge e il giorno dopo una circolare esplicativa, perché vuol dire che la legge è fatta male. E intanto continuano a pubblicare leggi fatte male e a diffondere circolari che, a leggerle, ci si capisce ancora meno. E questo non è il modo per permettere agli imprenditori di lavorare».

 

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