MANIFESTANTE A VENEZIA PER IL CASO ENGLARO Reviewed by on . Rating: 0

MANIFESTANTE A VENEZIA PER IL CASO ENGLARO

MANIFESTANTE A VENEZIA PER IL CASO ENGLARO

La gente che passava avanti e indietro sulla gradinata della stazione ferroviaria Santa Lucia non ha potuto fare a meno di vederla.
Ferma, immobile, con una grande valigia trolley e cartello bifacciale a fasciarle il corpo su cui svettava il bel viso di Eluana Englaro, sorridente all’atto dello scatto e naturalmente precedente a quel brutto incidente che la indusse in coma e poi in stato vegetativo per ben 18 anni, prima del ricorso all’eutanasia.

La signora in questione giovedì 23 ottobre, ha manifestato la sua opinione nei confronti di una eutanasia per lei ingiusta perche’ i cartelli da lei esibiti riportavano la scritta “Eluana voleva e doveva vivere” in quattro lingue, riportando alla realta’ e alla memoria il fatto di quel papa’ coraggioso che fece portare, scortata, in Friuli la figlia perche’ la Regione Lombardia non aveva dato assenso all’eutanasia.
Una battaglia lunga anni e dove ora sembra avere avuto la parola fine perche’ recentemente il Consiglio di Stato si e’ espresso. La decisione del Supremo Organo dello Stato ha dichiarato infatti illegittima la decisione dell’ex governatore Roberto Formigoni che di fatto bloccò la sentenza della Cassazione che autorizzava la sospensione del trattamento terapeutico.

Quello che si legge e’ che Eluana aveva il diritto di morire in Lombardia. E la Regione guidata all’epoca da Roberto Formigoni aveva l’obbligo di garantire la sospensione delle terapie alla donna rimasta in stato vegetativo per quasi 18 anni.
Una decisione, quella della Lombardia, quindi, che è stata dichiarata illegittima dal Consiglio di Stato e che apre, inevitabilmente, anche il capitolo del risarcimento danni alla famiglia di Eluana. «È una sentenza molto importante sul piano del diritto», spiega l’avvocato Vittorio Angiolini, il costituzionalista che ha seguito la famiglia Englaro nella lunga battaglia giudiziaria per vedersi riconosciuto il no alle terapie chetenevano in vita Eluana contro la sua volontà.

“I magistrati stabiliscono che la Regione era tenuta a fornire le cure alla paziente Englaro e che il diritto di avere una cura comprende, in se stesso, il diritto di interromperla”.

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