ACQUA BENE COMUNE: STRETTA DEI SINDACI CONTRO LA MODIFICA DELLO STATUTO ASI Reviewed by on . Rating: 0

ACQUA BENE COMUNE: STRETTA DEI SINDACI CONTRO LA MODIFICA DELLO STATUTO ASI

ACQUA BENE COMUNE: STRETTA DEI SINDACI CONTRO LA MODIFICA DELLO STATUTO ASI
Si scrive acqua si legge bene comune e, come tale, diritto del cittadino di usufruirne.Un argomento caldo, questo, che sul finire dell’estate ha unito undici Sindaci a promuovere un’iniziativa contro una modifica dello Statuto dell’Asi tramite una lettera-invito del Movimento dell’Acqua Bene Comune a vigilare e a promuovere azioni in difesa del diritto che l’acqua rimanga un bene comune per eccellenza; conferma sancita anche dal referendum che ha unito i cittadini al di la’ della propria bandiera politica.

L’oggetto del contendere? Presto fatto: “I Sindaci rispettino la volontà dei Cittadini: l’acqua deve rimanere pubblica. Fermiamo la modifica dello statuto Asi, ex consorzio acquedotto Basso Piave.”

Quanto espresso dai cittadini italiani con il referendum del 2011 contrasta in pieno con quanto invece stabilisce la modifica dello statuto ASI; aprire ai privati significa applicare all’acqua la logica di mercato e di profitto in contrasto pieno con quello che è un bene comune.

La lettera ha dato modo di far aprire gli occhi ad alcuni sindaci, che avevano già portato la modifica dello statuto in consiglio comunale; un successo, quindi, ma subito ridimensionato dalla realtà, dato che  nell’assemblea dell’ASI del 24 settembre, gli stessi comuni che già avevano deliberato hanno confermato l’apertura ai privati.

Caorle, Ceggia, Musile di Piave e Noventa di Piave hanno detto no al rispetto della volontà referendaria, confermando di non voler tornare in consiglio comunale. Un botta e risposta che vede ora gli altri Sindaci a rivolgersi a questi quattro Comuni affinchè si si pensi alla dotazione di uno statuto in linea con tutte  le altre aziende del servizio idrico, del territorio e non solo, che hanno escluso la presenza dei privati.

 

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